Per un genitore, a volte, prendersi cura di un figlio può essere difficile non perché il figlio sia “strano” o lui incapace ma per la frustrazione che si può provare nel crescere un individuo a volte molto diverso da chi lo ha generato e cresciuto.
Nei colloqui con i genitori sento spesso tutta la fatica che fanno per colmare quell’abissale discrepanza tra il figlio ideale che avevano immaginato, “costruito” e partorito nella loro testa e quello reale, quello che incontrano tutti i giorni per casa e che di quello ideale non ha proprio nulla, anzi.
E poi ci sono loro, “i figli sbagliati”, quelli che non ne azzeccano una con i genitori e che spesso si sentono dire “ma da dove sei uscito tu?”.
“Ti accetto così come sei” è il risultato di un cammino lungo che implica l’elaborazione di un lutto da parte di entrambi: il genitore può ora lasciar andare quel figlio ideale che non è mai nato e il figlio può cominciare a cercare il proprio posto nel mondo con le risorse che ha lasciando andare la fantasia che debbano essere sempre aderenti alle richieste esterne e sufficienti a soddisfare le aspettative di qualcun altro.
Dr.ssa Miriam Vitucci
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