Si parla molto di disturbi della memoria, molto meno si conoscono quelle che vengono definite Funzioni Esecutive e i relativi disturbi. Si tratta di funzioni cognitive costituite da molte componenti, tipiche dell’essere umano. Sono funzioni della corteccia cerebrale definite superiori poiché destinate al controllo e alla pianificazione del comportamento, per cui dominano su tutte le altre (memoria, attenzione, linguaggio, prassie) e le cui aree cerebrali (aree anteriori dei lobi frontali del cervello) stabiliscono numerose connessioni con il resto dell’encefalo.
Si tratta di quelle funzioni che sono alla base dei processi di risoluzione dei problemi, che consentono di attuare un progetto finalizzato ad uno scopo, che monitorano e modulano il comportamento, lo modificano laddove necessario, e inibiscono i comportamenti automatici quando non adeguati alla situazione. Nello specifico, parliamo di attività quali attenzione, controllo degli impulsi, autoregolazione, iniziativa, memoria di lavoro, flessibilità cognitiva, utilizzo dei feedback, pianificazione. Date queste premesse, si deduce che i deficit cognitivi dovuti ad una lesione o ad un processo degenerativo delle aree prefrontali coinvolgono diverse abilità, la capacità del paziente di metterle in atto e, soprattutto, causano modificazioni del comportamento.
Il paziente può mostrarsi estremamente giocoso e disinibito, può fare riferimento a tematiche sessuali, può essere impulsivo e irascibile, altamente distraibile o, viceversa, può avere assenza di interessi, non avere nessuna iniziativa e apparire rallentato. Inoltre, spesso si possono verificare comportamenti quali la menzogna, che va a compensare la difficoltà di ricordare (deficit di memoria), ma anche scarsa inibizione dei comportamenti automatici, come scrivere se vede una penna o aprire una porta anche se non è necessario ecc., difficoltà ad adattarsi a nuove situazioni o ai cambiamenti, problemi nel programmare le proprie azioni per raggiungere un obiettivo e incapacità di produrre ragionamenti astratti.
Questo quadro fa sì che i familiari percepiscano un cambiamento radicale del carattere della persona, spesso riferiscono che non riconoscono più il loro parente, che è diventata un'altra persona, assumendo comportamenti spesso diametralmente opposti a quelli soliti, ad esempio da persona taciturna e solitaria diventa chiacchierona e estroversa, o viceversa.
In questi casi, un’accurata valutazione neuropsicologica può chiarire la condizione del paziente e avviare un processo di riabilitazione o potenziamento costruito sul paziente.
Dott.ssa Cinzia Guida
Psicologa Psicoterapeuta
Alchimie Senior
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Micol Lucaselli (mercoledì, 20 luglio 2022 19:17)
la corteccia prefrontale si trova nella parte più rostrale dell'encefalo?