Pochi giorni all'esame. Adolescenti sotto stress. Genitori pure.
Ma cosa fa davvero paura della maturità?
Studiare, affrontare le prove, prendere un buon voto o nei casi più delicati, sfuggire alla bocciatura.
Sicuramente. Ma non solo.
LA PAURA NON È TANTO NELL’ESAME DI PER SÉ ma di ciò che rappresenta nella mente dei ragazzi. Viene investito di un significato simbolico che genera quella condizione spiacevole di stress.
Si tratta dell’ultima prova, quella che sancisce un passaggio importante, la chiusura di una fase adolescenziale e l’apertura di un altro ciclo che non si conosce.
Si deve fare una scelta "matura", appunto, e spesso non ci si sente pronti, si ha paura di sbagliare, non si riesce a capire cosa realmente si vuole fare nella vita.
Grava il peso della decisione, dell’ignoto e soprattutto di DELUDERE LE ASPETTATIVE DEI GENITORI che direttamente o indirettamente spesso pressano il figlio, a volte, senza neanche rendersene conto.
Ce lo raccontano a scuola, in terapia, e ogni volta che trovano dall'altra parte un orecchio e un cuore disponibili.
“Se penso al mio futuro sono confusa, ho talmente tante idee diverse in mente. Dopo la scuola mi piacerebbe andare all’università, ma non so se sarò in grado e ho paura di non scegliere la facoltà giusta per me. Vorrei anche prendere un anno di pausa e partire: conoscere posti nuovi, culture diverse e provare a comprendere con più tempo cosa è meglio per me, visto anche le poche opportunità che il nostro paese offre. Ma mamma e papà dicono che perderei un anno e sarà ancora peggio poi trovare lavoro. Che ansia!”.
Bombardati dalla crisi, dalla paura di non trovare lavoro, dall’incertezza del futuro, dalla fuga di cervelli all’estero, tanti ragazzi preferiscono saltare un anno, non assumersi subito la responsabilità di una decisione immediata, di andare ad imparare una lingua e di fare un’esperienza all’estero, il famoso GAP YEAR che secondo i dati Istat è in netto aumento.
È normale sentirsi in crisi di fronte alla prima grande scelta della propria vita, e soprattutto aver paura di sbagliare a scegliere, così i ragazzi ricorrono alla formula del GAP YEAR: concedersi del tempo, non per forza di un anno, in cui poter pensare e fare esperienza all’estero, mettendosi così completamente in gioco.
Il gap year può essere positivo?
Sembrerebbe faccia bene all'umore e, a quanto pare, ai voti: questo è quanto afferma uno studio della University of Sidney, condotto su un campione di quasi 1000 matricole, che ha evidenziato come gli studenti reduci da un anno sabbatico conseguano risultati più brillanti dei colleghi appena diplomati, che invece presentano una motivazione ridotta e stress maggiore (Martin, 2010).
Ma il famoso “anno sabbatico” non è da confondere con una vacanza, anzi ha una durata ed un impegno nettamente maggiori. In vacanza ci si rilassa e ci si diverte, mentre chi decide di partire all’estero per un periodo di tempo preciso lo fa per cercare di migliorare e approfondire conoscenze in alcuni campi specifici, per CRESCERE e conoscersi meglio.
Di solito l'alternativa più diffusa è frequentare un corso di lingue all’estero, soprattutto l’inglese: l’ambiente internazionale, il contatto continuo con gli abitanti del luogo, permette di immergersi completamente nella cultura del posto e di migliorare, o imparare da zero, la lingua che si preferisce approfondire.
Il piccolo principe ci ha insegnato l'importanza della cura, dell'impegno e dei tempi dicendoci...
È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante
(Antoine de Saint-Exupéry)
... e allora concediamoci i nostri tempi senza il timore di seguire i ritmi prestabiliti dall'esterno. Qualunque sia la nostra scelta, se ci mettiamo cura e impegno, non ci lascerà mai nello stesso punto. Ma facciamo una cosa per volta... ora studiamo per l'esame.
In bocca al lupo ragazzi!
Dr.ssa Laura Arena
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