Poco più di un mese fa ho vissuto l'esperienza più straordinaria della mia vita, sono diventata madre. Durante la gravidanza ho vissuto i cambiamenti del mio corpo, fantasticato sul bambino; ho
cercato di allestire uno spazio fisico, psicologico e contestuale che potesse accogliere nel migliore dei modi la nostra creatura. E io? Ho allestito anche per me le condizioni migliori per rispondere all' impegnativo ruolo genitoriale? Mi sono accorta di aver sottovalutato la stanchezza, la
fatica, poiché si tende a vedere solo il lato poetico della nascita. Ho dovuto attrezzarmi velocemente per rispondere alle mille richieste di quell'innocente e esigente esserino, per potermi
sentire una madre efficiente, che sa sempre cosa fare, che sa come affrontare le giornate che non hanno più un tempo conosciuto e scandito da abitudini, ma un tempo che ora è il tempo delle
poppate, dei cambi, delle notti in cui prima si dormiva e ora si canta la ninna nanna sperando che il sonno arrivi. Giusta strategia? Niente affatto! Ho fatto sì che si sommasse alla stanchezza
altra stanchezza.
Ho così abbandonato il pensiero comune che dopo la nascita la mamma sa istintivamente come comportarsi con il proprio bambino. D'altronde insieme a lei sono nata anch'io come MADRE!
Mi sono concessa del tempo per imparare a relazionarmi con la mia bambina e vissuto ogni momento come un’occasione per conoscersi.
Ho capito che per rispondere al meglio ai suoi bisogni devo riconoscere i miei, devo assecondare le mie emozioni per interpretare le sue, devo sintonizzarmi con il mio corpo mutato per poter capire i segnali che il corpo di mia figlia mi invia, devo legittimare i miei desideri per insegnarle che hanno valore, devo guardare con tenerezza le mie imperfezioni per donarle un'immagine di madre che non è di perfezione ma di cura e di amore che si apprende solo nell'unicità della nostra relazione.
Allora buon viaggio a noi, figlia mia!
Ho così abbandonato il pensiero comune che dopo la nascita la mamma sa istintivamente come comportarsi con il proprio bambino. D'altronde insieme a lei sono nata anch'io come MADRE!
Mi sono concessa del tempo per imparare a relazionarmi con la mia bambina e vissuto ogni momento come un’occasione per conoscersi.
Ho capito che per rispondere al meglio ai suoi bisogni devo riconoscere i miei, devo assecondare le mie emozioni per interpretare le sue, devo sintonizzarmi con il mio corpo mutato per poter capire i segnali che il corpo di mia figlia mi invia, devo legittimare i miei desideri per insegnarle che hanno valore, devo guardare con tenerezza le mie imperfezioni per donarle un'immagine di madre che non è di perfezione ma di cura e di amore che si apprende solo nell'unicità della nostra relazione.
Allora buon viaggio a noi, figlia mia!
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