Dove dormono i bambini è una questione assai e a lungo dibattuta. Intorno a questo argomento i genitori si dividono tra sostenitori dell’autonomia e dell’indipendenza del sonno fin da subito, soprattutto per scongiurare l’acquisizione dei cosiddetti “vizi” come il vizio del lettone, il vizio delle braccia, sostenitori del cosleeping, ovvero della pratica di far dormire i neonati e/o i bambini piccoli nella stessa camera da letto o nel lettone matrimoniale, e genitori che si ritrovano a dormire con i propri figli pur non scegliendo questa condizione. Partendo dal presupposto che i genitori hanno la libertà di scegliere serenamente la sistemazione notturna che reputano migliore e più funzionale per la propria famiglia, l’obiettivo di questo articolo è far luce sugli effetti della pratica del cosleeping, pratica a lungo demonizzata. Lo studioso Mc Kenna nel suo libro “Di notte con tuo figlio”, sostiene che i neonati sono biologicamente programmati per sperimentare maggiore vicinanza durante l’esperienza del sonno. Questa affermazione prende in considerazione innanzitutto il bisogno innato del bambino di sentire il contatto e il calore umano dei genitori, soprattutto quando è a disagio, ammalato o spaventato, e che l’acquisizione da parte del bambino di un ritmo sonno veglia stabile è un processo fisiologico lento e progressivo. Lo studioso Mc Kenna sostiene quindi che le “aspettative biologiche” del neonato sono in contrasto con le nostre “aspettative culturali” di autonomia ed indipendenza del sonno in quanto il neonato ha la necessità di ricevere cure costanti e prossimali. Secondo lo studioso William Sears condividere il sonno con i propri genitori apporta tutta una serie di benefici per il bambino:
· il bambino dorme più serenamente, piange di meno, ha temperature più stabili, ritmi cardiaci regolari e meno lunghe pause nella respirazione.
· nei bambini che praticano cosleeping è stata riscontrata una riduzione dell’ormone dello stress, il cortisolo.
· maggiore protezione immunologica in quanto il sonno condiviso comporta un aumento del numero di poppate e favorisce maggiore riposo alla madre.
Margot Sunderland, direttrice del Center for Child Mental Health di Londra, sostiene che il cosleeping favorirebbe adulti calmi sani e emotivamente più equilibrati. Accanto a queste evidenze scientifiche, che promuovo la pratica del cosleeping, sono state suggerite però tutta una serie di indicazioni da seguire, per garantire un sonno sicuro al proprio bambino e per scongiurare il rischio di SIDS. Queste indicazioni, condivise dalle comunità scientifiche pediatriche, devono essere conosciute e applicate da tutti i genitori, soprattutto da coloro che scelgono la pratica del cosleeping. Queste raccomandazioni includono indicazioni come il Back to sleep (dormire a pancia in su), evitare il surriscaldamento eccessivo e il fumo passivo e tutta una serie di altri comportamenti e precauzioni che garantiscono al bambino un sonno sicuro. Nel caso di cosleeping viene suggerito di utilizzare un side-bed che permette di creare continuità tra i due letti, lasciando però che il bambino conservi il proprio spazio di sonno e garantendo maggiore sicurezza. Per tutti quei genitori, talvolta spaventati dalla richiesta del proprio bambino, anche un pò più grandicello, di dormire insieme, ricordiamo che si può trattare di una fase, una situazione temporanea che sottende un maggior bisogno di contatto e di vicinanza legato a paure o insicurezze, che quando lo si riterrà opportuno potrà sempre cambiare.
Dr.ssa Annalisa Assuntore
Alchimie Evolutiva
Scrivi commento